JUDO (柔 道)

 

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4 Giugno 2010

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I Principi (Dojo, Judogi..) Storia del Judo e di Jigoro Kano
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La via inizia con il dare e prosegue nello stare insieme per crescere e progredire.

 

Jigoro Kano 12° dan (1860-1938)

Amo questa disciplina e per questo ho deciso di dedicare ad essa uno spazio del mio sito. Ovviamente non ho la presunzione di voler spiegare a nessuno cosa sia il Judo il mio intento e solo quello di trasmettere una passione..

( ) JUDO ( )

 

«Il judo ha la natura dell'acqua. L'acqua scorre per raggiungere un livello equilibrato. Non ha forma propria, ma prende quella del recipiente che la contiene. È indomabile e penetra ovunque. È permanente ed eterna come lo spazio e il tempo. Invisibile allo stato di vapore, ha tuttavia la potenza di spaccare la crosta della terra. Solidificata in un ghiacciaio ha la durezza della roccia. Rende innumerevoli servigi e la sua utilità non ha limiti. Eccola, turbinante nelle cascate, calma nella superficie di un lago, minacciosa in un torrente o dissetante in una fresca sorgente scoperta in un giorno d'estate.»

Gunji Koizumi, 8° dan (1886-1964)

 
   

Il termine jūdō è composto da due kanji (caratteri cinesi): () significa cedevole, flessibile, mentre con () significa "la via"  il concetto di flessibilità e cedevolezza (o di adattabilità), è tipico della filosofia orientale ed interpreta il significato dell'aforisma «il miglior impiego delle energie fisiche e mentali» su cui il Professor Kano (l'ideatore del Judo) basò buona parte del suo metodo. Sotto il peso della neve i rami del salice si flettono in modo da poterla scaricare a terra e riprendere cosi la posizione naturale, al contrario della "robusta" quercia che finirà invece per spezzarsi. Tale tema riprende anche uno dei concetti espressi nel buddismo e nello Yijng che afferma che l'universo è regolato da correnti di forza ed occorre incanalarsi in queste applicando la forza minima necessaria ad ottenerne il controllo. Il modo per vincere una forza non è opporvisi ma sfruttarla e dirigerla per il proprio fine.

Il judo, al contrario del ju jitsu, ha finalità educative. Attraverso la sua pratica é possibile educare ed estrapolare dal judoka capacità e qualità tali da contribuire al suo miglioramento interiore. Il Professor Kano infatti, riserva una importanza fondamentale all'aspetto morale proponendo all'uomo una possibile via che lo aiuti a crescere, lo sostenga nel suo percorso di maturazione e contribuisca a creare individui che, inseriti nella vita sociale, si contraddistinguano per il valore etico, per la ricchezza interiore e la capacità di relazione, da qui «tutti insieme per progredire con il miglior impiego delle energie». Le teorie di Kano  si basano su un codice morale che esalta otto qualità essenziali che il judoista (o judoka) deve sforzarsi di avvicinare durante il suo apprendistato:

L'educazione - Il coraggio - La sincerità - L'onore - La modestia - Il rispetto - Il controllo di sé - L'amicizia

Attraverso la pratica del judo si può apprendere un particolare uso della forza e dell'energia (Seiryoku Zen'yo). Esso può essere visto come la conquista di progressivi stati dell’essere: entrando in palestra il judoista è nelle condizioni mentali del mondo esterno, ma salendo sul tatami si fissa nello stato di attenzione, in cui esegue il riscaldamento, assiste alle spiegazioni e partecipa alla lezione. Al momento del randori (esercizi liberi) muta la condizione mentale in ragione del maggior impegno dell'esercizio; il saluto di fine randori segnerà il ritorno alla semplice attenzione. Lo stato mentale più avanzato è messo a punto nell’esercizio dello shiai (combattimento) e nella pratica dei Kata. La meditazione (mushin cioè mente vuota), è eseguita in mushotoku cioè senza scopo dell’ego.

Il combattimento nel judo trascende il consueto significato di "agonismo" per approdare ad un concetto molto più ampio di "collaborazione" in cui entrambe le persone partecipano al fine di raggiungere un risultato comune molto più grande. Il judo può essere anche sport, ma non é questa la sua finalità e non può essere apprezzato pienamente da chi gli si avvicina con preconcetti ricercando un semplice sport o una tecnica di difesa personale. Tutti possono praticare il Judo ma forse non tutti potranno comprenderne gli insegnamenti e percorrere questa via fino in fondo. il Professor Kano, ad oltre mezzo secolo dalla sua scomparsa, ci appare come un uomo illuminato che ha intuito l'importanza dell'educazione e di come attraverso questa fosse realmente possibile migliorare l'essere umano; occorre il necessario rispetto verso l'operato e verso l'eredità lasciataci da questo illustre studioso nipponico per potersi addentrare nella sua proposta e praticare proficuamente il suo Judo, essa è come una sorta di libro da sfogliare ed interpretare con attenzione. Una volta compresi questi principi l'uomo potrà riportarli nel suo quotidiano, nelle sue visioni sociali, religiose e nel mondo del lavoro, con i benefici che ha potuto osservare nell'allenamento in palestra.

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